martedì 23 novembre 2010

Stasera, con l'ennesimo delirio di onnipotenza di Silvio Berlusconi, abbiamo avuto la prova di un regime ormai al tramonto. Il presidente del Consiglio, infatti, è una persona che ha perso la testa e la ragione. Per questo, mi auguro che il 14 dicembre si riesca finalmente a dare un taglio netto a questa pagina buia per la storia del nostro Paese. L'aggressione a Giovanni Floris, al quale va tutta la nostra solidarietà, è la prova provata che Berlusconi è abituato solo ad utili servi e a discepoli consenzienti. Continua a mistificare la realtà con le sue favole ed i suoi spot propagandistici ma la spazzatura non si può nascondere sempre sotto il tappeto.










Rispunta ciclicamente la leggenda metropolitana delle intercettazioni tra le ministre che parlano dell’arte del pompino in riferimento a Berlusconi
E’ una storia che spunta ciclicamente ogni volta che si parla di Mara Carfagna e di Michela Vittoria Brambilla, e anche – qualche volta – quando esce il nome di Mariastella Gelmini. Intercettazioni hot, o meglio ancora hard, che coinvolgerebbero le tre ministre del governo Berlusconi che parlano dell’arte della fellatio in riferimento, guarda caso, a non ben precisati servizietti che avrebbero fatto al premier.

TELEFONATE E POMPINI – A tirarla fuori ci pensa stavolta, come in altre occasioni, Fabrizio D’Esposito sul Riformista, in un articolo uscito sabato scorso. Nel quale si ricostruisce con molta fantasia quel periodo (un annetto e mezzo fa) in cui scoppiò il famoso scandalo Noemi-D’Addario. Sostiene D’Esposito:

l’avvertimento a mezza bocca che si lasciano scappare dall’inner circle del Cavaliere:«Mara? Non le conviene andarsene…». Il fantasma è quello famigerato delle intercettazioni hard della collezione primavera-estate 2008. Procure di Milano e Napoli. Mai uscite, però. Brandelli di conversazioni comparsi qua e là nelle redazioni, compresa la nostra. Il primo vero sexgate del Cavaliere. Quello più dirompente, per certi versi. Tre le presunte protagoniste delle intercettazioni hard sul premier: Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, Michela Vittoria Brambilla. Tre ministre.
La storia è divertente, ma fa acqua da tutte le parti. Se davvero sono usciti ‘brandelli di conversazioni’, perché i giornali non le hanno pubbicate? Se Napoli e Milano avevano le intercettazioni, significa che stavano intercettando le tre ministre, magari quando ancora non lo erano, ma erano parlamentari. Per quale reato? E come mai di questo reato non si è mai saputo niente? Ah, tra parentesi: le intercettazioni riguardano tre persone: erano in conference call? L’avevano convocata per discutere meglio di come si fa un pompino? E poi: perché tutto questo dovrebbe uscire dal PdL, e dall’inner circle del Cavaliere, come se fosse una velata minaccia del tipo: se te ne vai, noi facciamo uscire le conversazioni? Sarebbe un bell’autogoal da parte di quegli intelligentoni, visto che la magra figura la rimedierebbe anche Berlusconi, il quale avrebbe fatto ministre tre tipe specializzate nell’arte della fellatio. Infine: D’Esposito dice che anche nella loro redazione arrivarono le conversazioni: perché non le pubblica? Perché non ha i documenti originali? Cos’ha, un copincolla presunto di testo, cioé una cosa che è capace anche un bimbo a falsificare?
Ma passiamo all’altra prova schiacciante:ABBERLUSCONI E’ CATTIVO! - Sostiene ancora D’Esposito:

Per Silvio Berlusconi la paura fu tale che cercò di forzare la mano sul bavaglio alle intercettazioni. Nacque così lo spudorato giallo del refuso. Per il consiglio dei ministri era pronto un ordine del giorno con la dicitura «dl intercettazioni». Decreto legge, addirittura. Il Colle si infuriò e intervenne e Berlusconi fu costretto a fare marcia indietro e smentire
Tutto ciò è vero, ma omette un particolare: quella legge fu bloccata, tranquillamente, nei lavori parlamentari e ci rimase per un anno, fino a quest’estate dove finì piantata di nuovo alla Camera. Se Berlusconi era così terrorizzato, perché non l’ha mandata avanti con i metodi che conosce benissimo, visto che in altre occasioni nessuno riuscì a fermarlo? Ma qui l’articolo vira, e passa dal complottismo tout court alla fabulazione del passato:

Il testo delle intercettazioni era talmente piccante e imbarazzante per il premier (e le tre ministre) che nel paese si creò uno spasmodico clima di attesa. Dagospia parlò di «Apocalisse vicina». Al centro della tempesta proprio lei, la Mara che sta scappando a gambe levate dal bunker. I dipietristi ci andarono giù duro. Accusarono Berlusconi di essere un «magnaccia», sic et simpliciter. Le intercettazioni parlavano di sesso orale e Donadi dell’Italia dei Valori fece un paragone con il caso Lewinsky. Con una differenza, però: «Clinton, Monica Lewinsky non l’ha portata al governo».
D’ESPOSITO A CACCIA DEI SERVIZI SEGRETI - D’Esposito ricorda male. E’ vero che Dagospia parlò di apocalisse vicina, ma lo fece in occasione di una vicenda che andò diversamente da come oggi la racconta. Più precisamente:

Questi i fatti: oggi il sito La privata Repubblica ha pubblicato una falsa intercettazione fra Fedele Confalonieri e Silvio Berlusconi circa le vanterie amorose delPresidente Tombeur de femmes. Uno scambio di volgarità degno della miglior caserma, che era palesemente un falso clamoroso. Eppure il sito di gossip politico più famoso della rete non ci ha pensato due volte e ha pubblicato la notizia censurando il nome del sito (forse per non portargli traffico e accalappiarsi la notizia come sGoop).

Il gestore de “La privata Repubblica” scrive al nostro Dago autodenunciandosi: “Sono il responsabile di ….com L’intercettazione è chiaramente falsa, vorrei una piccola puntualizzazione prima di trovarmi folle inferocite sotto casa.Grazie.” Livorosa la risposta:“Chiaramente? Mah, mica tanto. Comunque, tale manciata di cattivo gusto la riservi per i suoi amici più intimi.” Certo che ricevere lezioni di buongusto da Dagospia deve sembrare quasi più irrealistico che la telefonata-bufala tra Berlusconi e Confalonieri, fra le cui righe si leggevano perle come “Vabbè dai…ascolta…ti lascio che devo lavorare per dare un governo all’Italia…” oppure “Carogna…Col culo che abbiamo…Ci intercettano, magari che dici ste cazzate…”.
Nell’occasione, e per questo è strano che D’Esposito non ne ricordi le circostanze, Leonardo Bianchi alias Harlot, l’autore delle false intercettazioni, ci raccontò che proprio D’Esposito dal Riformista lo contattò mentre lo scandalo (sic) mediatico montava, per chiedergli se lui – un ragazzo di vent’anni che studiava giurisprudenza a Bologna - non fosse per caso in contatto con i servizi segreti. Così andarono le cose: se queste intercettazioni ci sono davvero è “un indovinello, avvolto in un mistero all’interno di un enigma” (cit.). Di certo ce ne vuole di fantasia per dire che sono andate in un altro modo.